La Cagliari vecchia termina dove terminano i "bascius", quella nuova comincia dove non ci sono. Dentro la città murata, spagnola, e "castizia" nell'anima, anche dopo due secoli di governo sabaudo, "su basciu" era una visibile prova della divisione in classi sociali. Le classi inferiori al piano terra, quelle più elevate ai piani alti; Tutto è di tinta spagnola nei "bascius", dal nome sardo che altro non è che un'abbreviazione del castigliano "pisos bajos" (piani bassi) al nome italiano sòttano che italiano non è, ma castigliano anch'esso e deriva da un tardo latino "subtanus" nel quale è evidente la discendenza da un "sub-tana" e cioè sotto-tana. D'altronde non è soltanto Cagliari ad avere i suoi sottani o "bascius" che dir si vogliano, Napoli ha i famosi "vasci", e tutta l'area meridionale degli antichi vicereami spagnoli ne è piena. A Cagliari, ognuno dei vecchi quartieri aveva i suoi "bascius" simili e pur diversi nella fisionomia e nel modo di vedere degli abitanti. A Napoli," vasciajola" è parola grave, vuol dire donna plebea; c'è disprezzo e offesa nel pronunciarla, mentre non dovrebbe significare altro che colei che abita un basso.
Cagliari non ha una parola offensiva per indicare gli inquilini dei sottani: "genti bascia" o "genti de is bascius", sono espressioni animate al di più da una carica di boria, ma non di volontà di offesa.